Bartolomé Esteban Murillo (Siviglia 1617 – Siviglia 1682)
Madonna del latte

1670-1675 ca.

olio su tela

cm 164 x 108

Galleria Corsini

Inv: 464

«Sono innamorato della Vergine di Murillo della Galleria Corsini. La sua testa mi perseguita e i suoi occhi continuano a passarmi davanti come due lanterne danzanti». Così, il celebre scrittore Gustave Flaubert descriveva la propria reazione davanti al dipinto, durante il suo soggiorno a Roma nel 1851. La «Madonna zingara», come era chiamata nelle guide della città, costituiva, infatti, nell’Ottocento uno dei dipinti più ammirati della collezione Corsini proprio per la forza espressiva della Vergine e del Bambino realizzati dal pittore spagnolo.
L’opera venne eseguita intorno al 1675 a Siviglia ed è uno dei migliori esempi della capacità di Murillo di rendere i soggetti religiosi in termini di “narrazione familiare” e di semplicità compositiva. Il dipinto Corsini è, infatti, costruito intorno alle due figure della Vergine e del Bambino, rese con quelle fattezze quasi “popolane” che diedero all’opera il soprannome ottocentesco, concentrando la maggiore espressività nei volti e negli sguardi. Punto focale dell’opera diventano, quindi, gli occhi che fissano con intensità lo spettatore, quasi come se avesse interrotto il momento dell’allattamento, al quale alludono le vesti appena scostate sul seno di Maria, secondo una strategia retorica che, dopo il Concilio di Trento, tendeva a rendere meno esplicita questa tipologia iconografica.