Guercino (Giovan Francesco Barbieri, Cento 1591-Bologna 1666)
Et in Arcadia ego

1618 ca.

olio su tela

cm 78 x 89

Palazzo Barberini

Inv: 1440

“Anche in Arcadia, io sono”. Così, in lettere malamente scolpite sulla pietra corrosa, dice la Morte, simboleggiata dal teschio poggiato sul muro in rovina. Un moscone, posato sul cranio, allude impietoso alla decomposizione della carne.
Due giovani pastori contemplano la scena con inorridita fascinazione mentre la tempesta comincia ad addensarsi: e la favola bella di Arcadia, luogo mitologico di perenne armonia tra Uomo e Natura, emblema di un’Età dell’Oro vagheggiata dall’arte e dalla poesia d’Occidente, si perde nell’atmosfera improvvisamente gelida.
La maestria del Guercino, artista ponte tra la pienezza sensuale della pittura bolognese e la drammaticità romana d’impronta caravaggesca, costruisce un’immagine straordinariamente eloquente, la cui stessa tessitura pittorica presagisce la materia in disfacimento. Dandoci così uno dei capolavori più intensi e misteriosi della pittura di età barocca.