Plasmare l’idea.  Pierre-Étienne Monnot, Carlo Maratti e il monumento Odescalchi

Plasmare l’idea. Pierre-Étienne Monnot, Carlo Maratti e il monumento Odescalchi

12 Novembre 2020 - 04 Luglio 2021

Fino al 4 luglio 2021 le Gallerie Nazionali di Arte Antica presentano, nella sede di Palazzo Barberini, la mostra Plasmare l’idea. Pierre-Étienne Monnot, Carlo Maratti e il monumento Odescalchi, a cura di Maurizia Cicconi, Paola Nicita e Yuri Primarosa.
L’esposizione celebra l’acquisto nel 2020 da parte dello Stato italiano dalla famiglia Odescalchi del grande modello in legno dipinto e terracotta dorata per il monumento funebre di papa Innocenzo XI in San Pietro in Vaticano, eseguito a Roma attorno al 1695-1697 da Pierre-Étienne Monnot.
L’artista francese, giunto a Roma nel febbraio del 1687, fu chiamato a presentare la sua proposta nell’ambito di un concorso privato bandito dal principe Livio Odescalchi (nipote del pontefice), al quale erano stati invitati alcuni tra i più importanti scultori attivi in città dopo la morte di Bernini, come Angelo De Rossi, Domenico Guidi e Pierre Legros II.
Poco prima di modellare il bozzetto qui presentato – unico nel suo genere per dimensioni e finezza esecutiva –, Monnot plasmò in terracotta una prima idea, esposta in mostra, proveniente dal Museo Nazionale del Bargello (Firenze) e restaurata per l’occasione, testimonianza dell’originaria impostazione compositiva dell’artista.
Le ragioni che spinsero lo scultore a trasformare la tomba in termini tanto radicali sono legate al ruolo che svolse in questa impresa il pittore Carlo Maratti, protagonista dell’ambiente artistico romano di fine Seicento, che fornì nuovi progetti grafici per il monumento.
Il modello, conservato da almeno un secolo nella cappella privata di Palazzo Odescalchi, è realizzato in scala 1 a 5 rispetto al monumento marmoreo inaugurato a San Pietro nel 1701, e riassume allegoricamente le virtù temporali e spirituali di papa Benedetto Odescalchi. Il pontefice siede in trono attorniato dalle rappresentazioni della Preghiera e della Fortezza, simboli rispettivamente del potere religioso e di quello temporale del papa.
La scultura viene ricordata per la prima volta nel 1733 nell’inventario dei beni di Monnot, prima di entrare nelle collezioni Odescalchi, probabilmente alla fine dell’Ottocento grazie al principe Baldassarre Odescalchi (1844-1909).
In mostra altre dieci opere – tra cui l’importante serie di apostoli realizzata da Andrea Sacchi e Carlo Maratti per il cardinale Antonio Barberini – che testimoniano l’influenza e la suggestione esercitate dalle opere di Carlo Maratti sulle scelte iconografiche di Pierre-Étienne Monnot. Emerge in questi dipinti, nel variare delle angolazioni e delle pose dei monumentali apostoli, la capacità plastica, quasi scultorea del disegno classico del pittore.

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